Forks...Quanto
tempo...
Mi
mancava questa cittadina completamente immersa nel verde dove piove tutto
l’anno.
Finalmente
con i miei 18 anni posso di nuovo tornarci. Ero stufa di vivere rinchiusa a
Phoenix solo per un capriccio di mia madre che, tra l’altro fortunatamente, non
vedevo mai durante la giornata.
Sapevo
che abitavamo nella stessa casa solamente per due motivi: il primo era che il
cibo finiva e non ero solo io a mangiarlo, il secondo era per i suoni alquanto
imbarazzanti che provenivano dalla sua stanza durante la notte.
Ho
sempre odiato la decisione del tribunale che le ha dato l’affidamento,avrei
voluto rimanere con mio padre ma lei per fargli un dispetto si è accanita ed è
riuscita, grazie ai soldi del suo nuovo fidanzato, ad avere la mia custodia.
Ma
finalmente dopo dieci anni eccomi di nuovo qui, sotto la pioggia, ad aspettare
il mio adorato papà che, come immaginavo, si è dimenticato di venirmi a
prendere a scuola.
Mentre
attendo sotto il porticato dell’entrata della scuola non posso fare a meno di
notare il ragazzo dei miei sogni.
Ebbene
sì, dopo nemmeno due settimane di scuola
il mio cervello ha già fatto le valigie e ho perso la testa per un ragazzo.
Peccato che per me sia irraggiungibile per vari motivi , come ad esempio il
fatto che io sono una comunissima ragazza senza nulla di particolare mentre
invece lui sembra una sorta di statua greca. Un’altra cosa importante è che, da
quello che ho potuto vedere e che mi han detto, Edward Cullen non è un tipo
molto socievole anzi tutt’altro e che gli unici a cui rivolge parola sono i
suoi fratelli.
Ed ora eccolo passare con il cappuccio
della felpa alzato, con dei libri sotto le braccia e, incurante della pioggia
che lo colpisce, cammina lentamente verso la sua macchina.
Ad
un tratto, prima di aprire la portiera, lo vedo sollevare per un secondo il
capo verso il cielo e sul suo viso si apre un lieve sorriso. Sembra quasi che
gli piaccia sentire la pioggia che gli cade sulla faccia e l’effetto che ha sul
suo volto è strepitoso. Le ciocche dei suoi capelli fantastici ,di uno strano
colore castano-ramato che di solito spuntano dal cappuccio, ora sono attaccate
alla sua fronte e risultano molto più scure ma la cosa che mi dispiace di più è
il non riuscire a vedere bene i suoi favolosi occhi verdi smeraldo.
Spesso
durante le ore che abbiamo in comune oppure quando lo vedo in giro per la
scuola sento il suo sguardo addosso e di solito cerco di intercettarlo perché
adoro rispecchiarmi in quegli occhi, ma non sono mai riuscita ad andare a
parlarci.
Sua
sorella Alice e il fratello Emmett invece sono il suo contrario. Non ho mai visto nessuno come quei due per
quanto riguarda l’espansività. Lei sembra un piccolo follettino malato di
shopping, che parla a macchinetta, mentre lui sembra un grizzly gigante che
scherza sempre.
Una
volta mi è capitato di chiedergli di Edward ed entrambi mi hanno risposto
solamente che è un tipo chiuso che sta sulle sue e di solito non vuole essere
disturbato. Infatti passa la maggior
parte del tempo leggendo oppure
scrivendo o disegnando su un blocco.
All’improvviso
la macchina di Charlie entra nel cortile della scuola e lui accorgendosene si
gira alzando il cappuccio sulla sua testa. Il suo sguardo si collega quasi
immediatamente al mio e ne rimango completamente ipnotizzata ma il clacson di
Charlie mi riporta alla realtà e facendo un lieve sorriso ad Edward chiudo
l’ombrello e corro verso la macchina mentre lui entra nella sua.
-Scusami
tesoro mi ero scordato...- dice provando a farmi gli occhioni dolci facendomi
ridere.
-Ok,
ok , papi sei perdonato...- gli dico –però la prossima volta ricordati che hai
una figlia sotto il diluvio..-
-Beh
ma secondo me non ti è dispiaciuto così tanto rimanere lì un pochettino di più
o sbaglio?- chiede Charlie sospettoso alzando un sopracciglio
-Cosa?Come?Perché?-
chiedo iniziando ad arrossire all’inverosimile.
-Sai...Ho
notato il sorrisino che hai fatto al figlio di Carlisle..-
-Io????Ma
no, cosa dici....- dico cercando di difendermi completamente rossa di vergogna.
-Ah
tesoro....Sono pur sempre uno sceriffo...Io con i miei baffetti fiuto OGNI
cosa....- dice ridacchiando.
-Uffi
dai, papy, andiamo a casa che ho fame..- dico cercando di cambiare discorso.
-Ehi
sono alla giusta velocità...Mica posso superare
i limiti io!- si difende
-Ok
ok...A casa capo Swan...-
-Agli ordini vicesceriffo..Ah piccola, ho
sentito che in biblioteca cercano un nuovo aiutante perché chi c’è lì non
riesce a coprire da solo tutti i turni pomeridiani visto che la signora che
c’era con lui è a casa in maternità...Per cui mi chiedevo se volevi andare
tu...Pagano una miseria ma so che tu adori leggere e magari ti faceva piacere.-
-Oddio
veramente?Che bello si certo che mi va...Ma posso andare già oggi?- domando
elettrizzata all’idea.
-Si
certo, anzi credo ti convenga prima che arrivi altra gente e ti freghi la
possibilità..- dice sorridendo mentre io inizio a battere felice le mani – Dai
ok, allora andiamo a casa che ho una sorpresina per te...E’ per questo che sono
arrivato tardi..-
-Ah
si? E cos’è?- chiedo curiosa.
-Beh
guarda davanti a te e dimmi se ti piace..- dice svoltando l’angolo.
Davanti a casa vedo parcheggiata una
Mini.
-Oddio!!!!!
Non ci credo...E’ per me???- chiedo con gli occhi lucidi dall’emozione.
-Certo!!!Mi
ci vedi andare in giro con quella cosina
li???- borbotta
-Ma
papà avrai speso un capitale!!! Perché l’hai fatto!- dico ormai in lacrime.
-Tesoro
non piangere...E’ stato un affarone, l’ho comprata da un caro amico che ha la
figlia che è partita per l’Italia e ha deciso di trasferirsi lì. Quella
macchina è rimasta nel suo garage per due anni e lui non può certo guidare
perché è sulla sedia a rotelle per un incidente..-
-Uh
mi spiace...Comunque grazie papy veramente non ho parole..Nessuno aveva mai
fatto una cosa così per me...- dico singhiozzando.
-Beh
amore sappi che ora non sei più a Phoenix e le cose qui per te saranno
completamente diverse, te lo prometto..-
dice parcheggiando. Una volta spenta la macchina si gira verso di me e mi
abbraccia –e poi ora che inizierai a lavorare in biblioteca, ne avrai bisogno..E
anche per andare a scuola così non dovrai aspettarmi sotto l’acqua. Anche se
oggi ti ho fatto un favore...- dice riprendendo il discorso di prima e
facendomi arrossire. Sorrido e mi
allontanandomi da lui tirandogli
un pugnetto sulla spalla.
-Smettila
dai pà...-
-Beh
ma almeno ammettilo...Ti piace quel ragazzo, che c’è di male?-
-Beh
c’è di male che un ragazzo come lui non calcolerebbe mai una come me...- dico
con voce un po’ afflitta.
-Bella,
piccola mia, tu non hai molta stima di te stessa ma fidati, lui ti ha notata
eccome..Si vedeva dal suo sguardo sai? Secondo me gli piaci...- dice facendomi
l’occhiolino e scendendo dalla macchina lasciandomi a bocca spalancata.
-Dai
entra Bella...E chiudi la bocca sennò ti entrano le mosche..- dice ridendo e sparendo
all’interno di casa.
Scrollo
la testa e son il sorriso sulle labbra mi dirigo anche io all’interno.
Verso
le 3 del pomeriggio prendo le chiavi della mia nuova macchinina e, avvisando
Charlie che vado a chiedere informazioni per il lavoro, lo saluto e vado in
biblioteca.
Dopo
aver parcheggiato mi armo di un po’ di coraggio e mi dirigo all’interno.
Apro
la porta e subito il suo tintinnare avvisa del mio arrivo anche se non vedo
nessuno al bancone. All’improvviso sobbalzo nel sentire una voce che mi accorgo
venire dal pavimento al di sotto del tavolo. Così mi sporgo e quello che vedo
mi blocca il respiro: Edward con il volto sul libro, non guardando nemmeno
verso di me chiede:
-Avete
bisogno?- quasi con voce scocciata ma io, completamente nel panico, non riesco
a parlare.
Probabilmente
non sentendo nessuna risposta alza lo sguardo e i suoi occhi, seguiti poco dopo
dalla sua bocca, si spalancano quando mi vede.
Cerco
di articolare una frase di senso compiuto e mi faccio coraggio.
-Ehm
ciao..Io...Beh sono qui perché ho saputo che cercano qualcuno per il turno
pomeridiano e volevo sapere se c’era ancora la possibilità di venire qui oppure
se il posto era già stato assegnato..- dico probabilmente rossa fino alla punta
dei piedi.
-No
tranquilla..Nessuno è venuto qui. Se vuoi il posto è tuo e puoi cominciare
quando vuoi. Però ti avviso, niente casino, niente chiacchiere con le amiche
che vengono a trovarti, niente chiamate e schiamazzi perché altrimenti mi vedrò
costretto a toglierti il posto..- dice serio ritornando a guardare il suo
libro.
-Tranquillo,
non avrai nessuno di questi problemi con me...- gli rispondo sorridendo anche
se lui non ci fa caso visto che ha ripreso a leggere.
-Ottimo.
Allora se vuoi puoi già metterti al lavoro..- dice chiudendo il suo libro e
risollevando lo sguardo su di me – Io metto a posto la pila di libri di
sinistra e tu quella di destra, visto che ancora non conosci bene la
disposizione degli scaffali, se hai bisogno chiamami.. comunque io sono Edward
Mas...Edward Cullen- dice correggendosi, mentre un lampo di tristezza passa nel
suo sguardo. Mi porge la mano che io prontamente afferro mentre una scossa pervade ogni fibra del mio corpo.
-Isabella
Swan ma chiamami Bella lo preferisco...- riesco a rispondere imbarazzata.
-Ok
Bella...- dice calcando bene il mio nome –Al lavoro- dice mentre un fantastico
sorriso compare finalmente sul suo viso rendendolo ancora più bello del solito.
Il
pomeriggio passa così, con lui che si destreggia tra gli scaffali come se li
conoscesse a memoria mentre io faccio avanti e indietro mille volte con un solo
libro per cercare la giusta sistemazione.
Spesso
quando magari lo incrocio, lo vedo sorridere. Probabilmente trova divertente
l’idea che mi sia fatta la maratona di
New York con tutti quei viaggi a vuoto per sistemare i libri.
Ad
un tratto la sua voce alle mie spalle mi
fa sobbalzare e tutti i libri che avevo in mano mi cadono a terra.
-Scusami
Bella non volevo spaventarti.. E’ che sono le 7.00 e tra poco chiudo quindi
volevo avvisarti..- dice fissandomi con i suoi occhi smeraldini mentre mi aiuta
a sistemare il danno appena combinato.
-Uh ehm..Grazie allora...- sussurro
imbarazzata.
-Di
niente..- risponde poi un po’ titubante mi chiede –Ehm senti tu quando saresti
disponibile a venire da me?- poi accorgendosi che la frase potrebbe avere dei
doppi sensi subito si corregge –Cioè non volevo dire da me,volevo dire con
me...No no intendevo qui..ecco si...Quand’è che puoi venire qui in
biblioteca...- dice abbassando lo sguardo completamente rosso in viso.
-Io
beh...Quando vuoi...Sono sempre libera per te...- poi capendo la gaffe che ho
appena fatto porto avanti le mani e iniziando a muoverle in modo agitato cerco di rimediare -Nel senso che sono sempre
libera per venire qui in biblioteca a lavorare...- sussurro in imbarazzo mentre
lui sorride come prima.
-Ok
allora facciamo così, quando vuoi ti aspetto...Dimmi solo magari con un’oretta
di anticipo se ci sei o meno.. Ehm... Dobbiamo scambiarci i numeri però perché
altrimenti non possiamo contattarci...- dice un po’ agitato passandosi le mani
tra quei capelli fantastici che solo ora noto che sono ancora un po’ bagnati
per la pioggia di prima.
-Ehm
si...Te lo scrivo...- dico prendendo un pezzo di carta ma lui mi anticipa e con
mano quasi tremante mi passa il suo cellulare.
-Ecco...Scrivi
direttamente qui...- dice rosso in viso
e cercando di non fare danni utilizzando quel cellulare ipertecnologico scrivo
il numero e glielo ripasso.
-Conviene
che il resto lo fai tu perché sono negata con la tecnologia e le cose
moderne...Preferisco di gran lunga libri e musica classica..- sorrido di
rimando.
-Beh
allora siamo in due ma questo è un regalo di Emmett e Alice e si incavolano se
non lo uso..- dice ridacchiando pensando probabilmente ai fratelli.
-Immagino...Beh
allora io vado...- dico mettendo il cappotto.
-Sì, ti sto facendo uno squillo così hai anche tu
il numero...Beh allora...A domani Bella...- dice un po’ triste. Forse anche lui
come me non vuole che questo pomeriggio finisca?Naa impossibile..Sogna Bella sogna..
-A
domani Edward...- lo saluto per poi uscire e tornare a casa tutta felice.Continua....
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