mercoledì 26 settembre 2012

CAPITOLO 1

Forks...Quanto tempo...
Mi mancava questa cittadina completamente immersa nel verde dove piove tutto l’anno.
Finalmente con i miei 18 anni posso di nuovo tornarci. Ero stufa di vivere rinchiusa a Phoenix solo per un capriccio di mia madre che, tra l’altro fortunatamente, non vedevo mai durante la giornata.
Sapevo che abitavamo nella stessa casa solamente per due motivi: il primo era che il cibo finiva e non ero solo io a mangiarlo, il secondo era per i suoni alquanto imbarazzanti che provenivano dalla sua stanza durante la notte.
Ho sempre odiato la decisione del tribunale che le ha dato l’affidamento,avrei voluto rimanere con mio padre ma lei per fargli un dispetto si è accanita ed è riuscita, grazie ai soldi del suo nuovo fidanzato, ad avere la mia custodia.
Ma finalmente dopo dieci anni eccomi di nuovo qui, sotto la pioggia, ad aspettare il mio adorato papà che, come immaginavo, si è dimenticato di venirmi a prendere a scuola.
Mentre attendo sotto il porticato dell’entrata della scuola non posso fare a meno di notare il ragazzo dei miei sogni.
Ebbene sì, dopo nemmeno due settimane  di scuola il mio cervello ha già fatto le valigie e ho perso la testa per un ragazzo. Peccato che per me sia irraggiungibile per vari motivi , come ad esempio il fatto che io sono una comunissima ragazza senza nulla di particolare mentre invece lui sembra una sorta di statua greca. Un’altra cosa importante è che, da quello che ho potuto vedere e che mi han detto, Edward Cullen non è un tipo molto socievole anzi tutt’altro e che gli unici a cui rivolge parola sono i suoi fratelli.
Ed ora eccolo passare con il cappuccio della felpa alzato, con dei libri sotto le braccia e, incurante della pioggia che lo colpisce, cammina lentamente verso la sua macchina.
Ad un tratto, prima di aprire la portiera, lo vedo sollevare per un secondo il capo verso il cielo e sul suo viso si apre un lieve sorriso. Sembra quasi che gli piaccia sentire la pioggia che gli cade sulla faccia e l’effetto che ha sul suo volto è strepitoso. Le ciocche dei suoi capelli fantastici ,di uno strano colore castano-ramato che di solito spuntano dal cappuccio, ora sono attaccate alla sua fronte e risultano molto più scure ma la cosa che mi dispiace di più è il non riuscire a vedere bene i suoi favolosi occhi verdi smeraldo.
Spesso durante le ore che abbiamo in comune oppure quando lo vedo in giro per la scuola sento il suo sguardo addosso e di solito cerco di intercettarlo perché adoro rispecchiarmi in quegli occhi, ma non sono mai riuscita ad andare a parlarci.
Sua sorella Alice e il fratello Emmett invece sono il suo contrario.  Non ho mai visto nessuno come quei due per quanto riguarda l’espansività. Lei sembra un piccolo follettino malato di shopping, che parla a macchinetta, mentre lui sembra un grizzly gigante che scherza sempre.

Una volta mi è capitato di chiedergli di Edward ed entrambi mi hanno risposto solamente che è un tipo chiuso che sta sulle sue e di solito non vuole essere disturbato. Infatti passa  la maggior parte del tempo  leggendo oppure scrivendo o disegnando su un blocco.
All’improvviso la macchina di Charlie entra nel cortile della scuola e lui accorgendosene si gira alzando il cappuccio sulla sua testa. Il suo sguardo si collega quasi immediatamente al mio e ne rimango completamente ipnotizzata ma il clacson di Charlie mi riporta alla realtà e facendo un lieve sorriso ad Edward chiudo l’ombrello e corro verso la macchina mentre lui entra nella sua.
-Scusami tesoro mi ero scordato...- dice provando a farmi gli occhioni dolci facendomi ridere.
-Ok, ok , papi sei perdonato...- gli dico –però la prossima volta ricordati che hai una figlia sotto il diluvio..-
-Beh ma secondo me non ti è dispiaciuto così tanto rimanere lì un pochettino di più o sbaglio?- chiede Charlie sospettoso alzando un sopracciglio
-Cosa?Come?Perché?- chiedo iniziando ad arrossire all’inverosimile.
-Sai...Ho notato il sorrisino che hai fatto al figlio di Carlisle..-
-Io????Ma no, cosa dici....- dico cercando di difendermi completamente rossa di vergogna.
-Ah tesoro....Sono pur sempre uno sceriffo...Io con i miei baffetti fiuto OGNI cosa....- dice ridacchiando.
-Uffi dai, papy, andiamo a casa che ho fame..- dico cercando di cambiare discorso.
-Ehi sono alla giusta velocità...Mica posso superare  i limiti io!- si difende
-Ok ok...A casa capo Swan...-

-Agli ordini vicesceriffo..Ah piccola, ho sentito che in biblioteca cercano un nuovo aiutante perché chi c’è lì non riesce a coprire da solo tutti i turni pomeridiani visto che la signora che c’era con lui è a casa in maternità...Per cui mi chiedevo se volevi andare tu...Pagano una miseria ma so che tu adori leggere e magari ti faceva piacere.- 
-Oddio veramente?Che bello si certo che mi va...Ma posso andare già oggi?- domando elettrizzata all’idea.
-Si certo, anzi credo ti convenga prima che arrivi altra gente e ti freghi la possibilità..- dice sorridendo mentre io inizio a battere felice le mani – Dai ok, allora andiamo a casa che ho una sorpresina per te...E’ per questo che sono arrivato tardi..-
-Ah si? E cos’è?- chiedo curiosa.
-Beh guarda davanti a te e dimmi se ti piace..- dice svoltando l’angolo. Davanti  a casa vedo parcheggiata una Mini.
-Oddio!!!!! Non ci credo...E’ per me???- chiedo con gli occhi lucidi dall’emozione.
-Certo!!!Mi ci vedi  andare in giro con quella cosina li???- borbotta
-Ma papà avrai speso un capitale!!! Perché l’hai fatto!- dico ormai in lacrime.
-Tesoro non piangere...E’ stato un affarone, l’ho comprata da un caro amico che ha la figlia che è partita per l’Italia e ha deciso di trasferirsi lì. Quella macchina è rimasta nel suo garage per due anni e lui non può certo guidare perché è sulla sedia a rotelle per un incidente..-
-Uh mi spiace...Comunque grazie papy veramente non ho parole..Nessuno aveva mai fatto una cosa così per me...- dico singhiozzando.
-Beh amore sappi che ora non sei più a Phoenix e le cose qui per te saranno completamente diverse,  te lo prometto..- dice parcheggiando. Una volta spenta la macchina si gira verso di me e mi abbraccia –e poi ora che inizierai a lavorare in biblioteca, ne avrai bisogno..E anche per andare a scuola così non dovrai aspettarmi sotto l’acqua. Anche se oggi ti ho fatto un favore...- dice riprendendo il discorso di prima e facendomi arrossire. Sorrido e mi  allontanandomi da lui  tirandogli un pugnetto sulla spalla.
-Smettila dai pà...-
-Beh ma almeno ammettilo...Ti piace quel ragazzo, che c’è di male?-
-Beh c’è di male che un ragazzo come lui non calcolerebbe mai una come me...- dico con voce un po’ afflitta.
-Bella, piccola mia, tu non hai molta stima di te stessa ma fidati, lui ti ha notata eccome..Si vedeva dal suo sguardo sai? Secondo me gli piaci...- dice facendomi l’occhiolino e scendendo dalla macchina lasciandomi a bocca spalancata.
-Dai entra Bella...E chiudi la bocca sennò ti entrano le mosche..- dice ridendo e sparendo all’interno di casa.
Scrollo la testa e son il sorriso sulle labbra mi dirigo anche io all’interno.

Verso le 3 del pomeriggio prendo le chiavi della mia nuova macchinina e, avvisando Charlie che vado a chiedere informazioni per il lavoro, lo saluto e vado in biblioteca.
Dopo aver parcheggiato mi armo di un po’ di coraggio e mi dirigo all’interno.
 Apro la porta e subito il suo tintinnare avvisa del mio arrivo anche se non vedo nessuno al bancone. All’improvviso sobbalzo nel sentire una voce che mi accorgo venire dal pavimento al di sotto del tavolo. Così mi sporgo e quello che vedo mi blocca il respiro: Edward con il volto sul libro, non guardando nemmeno verso di me chiede:
-Avete bisogno?- quasi con voce scocciata ma io, completamente nel panico, non riesco a parlare.
Probabilmente non sentendo nessuna risposta alza lo sguardo e i suoi occhi, seguiti poco dopo dalla sua bocca, si spalancano quando mi vede.
Cerco di articolare una frase di senso compiuto e mi faccio coraggio.
-Ehm ciao..Io...Beh sono qui perché ho saputo che cercano qualcuno per il turno pomeridiano e volevo sapere se c’era ancora la possibilità di venire qui oppure se il posto era già stato assegnato..- dico probabilmente rossa fino alla punta dei piedi.
-No tranquilla..Nessuno è venuto qui. Se vuoi il posto è tuo e puoi cominciare quando vuoi. Però ti avviso, niente casino, niente chiacchiere con le amiche che vengono a trovarti, niente chiamate e schiamazzi perché altrimenti mi vedrò costretto a toglierti il posto..- dice serio ritornando a guardare il suo libro.
-Tranquillo, non avrai nessuno di questi problemi con me...- gli rispondo sorridendo anche se lui non ci fa caso visto che ha ripreso a leggere.
-Ottimo. Allora se vuoi puoi già metterti al lavoro..- dice chiudendo il suo libro e risollevando lo sguardo su di me – Io metto a posto la pila di libri di sinistra e tu quella di destra, visto che ancora non conosci bene la disposizione degli scaffali, se hai bisogno chiamami.. comunque io sono Edward Mas...Edward Cullen- dice correggendosi, mentre un lampo di tristezza passa nel suo sguardo. Mi porge la mano che io prontamente afferro mentre  una scossa pervade ogni fibra del mio corpo.
-Isabella Swan ma chiamami Bella lo preferisco...- riesco a rispondere imbarazzata.
-Ok Bella...- dice calcando bene il mio nome –Al lavoro- dice mentre un fantastico sorriso compare finalmente sul suo viso rendendolo ancora più bello del solito.

Il pomeriggio passa così, con lui che si destreggia tra gli scaffali come se li conoscesse a memoria mentre io faccio avanti e indietro mille volte con un solo libro per cercare la giusta sistemazione.
Spesso quando magari lo incrocio, lo vedo sorridere. Probabilmente trova divertente l’idea  che mi sia fatta la maratona di New York con tutti quei viaggi a vuoto per sistemare i libri.
Ad un tratto la sua voce  alle mie spalle mi fa sobbalzare e tutti i libri che avevo in mano mi cadono a terra.
-Scusami Bella non volevo spaventarti.. E’ che sono le 7.00 e tra poco chiudo quindi volevo avvisarti..- dice fissandomi con i suoi occhi smeraldini mentre mi aiuta a sistemare il danno appena combinato.
 -Uh ehm..Grazie allora...- sussurro imbarazzata.
-Di niente..- risponde poi un po’ titubante mi chiede –Ehm senti tu quando saresti disponibile a venire da me?- poi accorgendosi che la frase potrebbe avere dei doppi sensi subito si corregge –Cioè non volevo dire da me,volevo dire con me...No no intendevo qui..ecco si...Quand’è che puoi venire qui in biblioteca...- dice abbassando lo sguardo completamente rosso in viso.
-Io beh...Quando vuoi...Sono sempre libera per te...- poi capendo la gaffe che ho appena fatto porto avanti le mani e iniziando a muoverle in modo agitato  cerco di rimediare -Nel senso che sono sempre libera per venire qui in biblioteca a lavorare...- sussurro in imbarazzo mentre lui sorride come prima.
-Ok allora facciamo così, quando vuoi ti aspetto...Dimmi solo magari con un’oretta di anticipo se ci sei o meno.. Ehm... Dobbiamo scambiarci i numeri però perché altrimenti non possiamo contattarci...- dice un po’ agitato passandosi le mani tra quei capelli fantastici che solo ora noto che sono ancora un po’ bagnati per la pioggia di prima.
-Ehm si...Te lo scrivo...- dico prendendo un pezzo di carta ma lui mi anticipa e con mano quasi tremante mi passa il suo cellulare.
-Ecco...Scrivi direttamente  qui...- dice rosso in viso e cercando di non fare danni utilizzando quel cellulare ipertecnologico scrivo il numero e glielo ripasso.
-Conviene che il resto lo fai tu perché sono negata con la tecnologia e le cose moderne...Preferisco di gran lunga libri e musica classica..- sorrido di rimando.
-Beh allora siamo in due ma questo è un regalo di Emmett e Alice e si incavolano se non lo uso..- dice ridacchiando pensando probabilmente ai fratelli.
-Immagino...Beh allora io vado...- dico mettendo il cappotto.
-Sì,  ti sto facendo uno squillo così hai anche tu il numero...Beh allora...A domani Bella...- dice un po’ triste. Forse anche lui come me non vuole che questo pomeriggio finisca?Naa impossibile..Sogna Bella sogna..
-A domani Edward...- lo saluto per poi uscire e tornare a casa tutta felice.

Continua....

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